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l toponimo Bellizzi spunta nel 1827 al n°62 del Catasto provvisorio di Montecorvino Rovella dove troviamo, infatti , menzionate ben quattro particelle denominate Bellizze, tre indicate come erbose e una come seminatorio piano, di proprietà del barone Gaetano Bellelli.

Si può quindi plausibilmente sostenere che il toponimo Bellizzi, già attestato durante il settennato Murattiano (1808-1815), non dovrebbe essere anteriore al regno di Ferdinando IV di Borbone (1759-1806).

La testimonianza più remota, quindi, è quella del decreto Murattiano che autorizzava la costruzione della rotabile Bellizzi-Montecorvino che recita

Questa traversa, giusto il progetto formato dal Corpo di ponti e strade, comincerà dal sito della medesima consolare denominato Bellizzi, e condurrà a luoghi detti l’Annunciata, e S. Maria fino all’abitato di Rovella, passando per lo casale di S. Martino. (Napoli, 20 giugno 1811).

All’inizio dell’Ottocento la piana di Montecorvino, quantunque ricca di potenzialità per le sue acque e per le rigogliose coltivazioni di mais, grano, vino e olio, si presentava insalubre e quasi disabitata a causa, principalmente, dell’allevamento brado di mandrie di bufale.

Il decollo viario e la rigeneratrice eversione della feudalità (1806), che da secoli opprimeva la popolazione meridionale, promossero gradualmente una serie di operazioni imprenditoriali che consentirono al territorio di Bellizzi di diventare, all’indomani dell’unificazione nazionale, scalo ferroviario e dodicesima frazione di Montecorvino Rovella. Così la frazione venne acquistando sempre più importanza ed iniziò ad avere il suo primo nucleo di “borghesia impiegatizia”.

Fino al 1929 Bellizzi,”figlia di Montecorvino Rovella”, era costituita da tre case sull’incrocio delle quattro vie diramanti verso la Calabria, Salerno,Montecorvino Rovella e lo scalo ferroviario punto di smistamento del pendolarismo bracciantile agricolo che dalle zone collinari delle altre frazioni del comune, da Montecorvino Pugliano e Giffoni Valle Piana, si dirigeva e distribuiva nella piana fino alle vicinanze del mare.

Dal 1929 la cittadinanza cresceva; il crocevia si attestava sempre di più come punto di riferimento alla vita; le case nascevano come funghi, laddove, prima pascolavano le bufale.

Benefici straordinari per tutta l’economia della piana del Sele si ottennero a seguito della complessa opera di bonifica avviata per precisa scelta governativa orientata a rendere fertili e a valorizzare al meglio tutte le aree pianeggianti del Paese anche in funzione delle correlate attività produttive nel comparto agro alimentare.

La realizzazione di una fitta rete di canali irrigatori e di un buon numero di silos, destinata ad immagazzinare foraggi e cerali, unitamente alla pavimentazione della strada nazionale 18 contribuirono sensibilmente a far lievitare in senso positivo la qualità della vita.

A trarne vantaggi non trascurabili furono soprattutto attività artigianali e commerciali.

La particolare fertilità dei terreni lavorati e da tempo utilizzati per la coltivazione di ortaggi, di pomodori e di tabacco era stata verificata fin dai tempi del primo conflitto mondiale, quando a Bellizzi funzionavano già degli stabilimenti conservieri.

I primi insediamenti industriali della zona interessarono, così, il comparto dell’agro-alimentare che, nei decenni successivi, finirono col caratterizzare buona parte dell’attività produttiva dell’intero territorio provinciale.

La stessa realizzazione, sempre all’incrocio di Bellizzi, della sede più importante del Consorzio Agrario Provinciale, dotata successivamente di un’efficiente officina specializzata nella vendita e nella riparazione di macchine agricole, stava a confermare la felice posizione strategica del sito. (tre foto storiche ritraggono Bellizzi da via Trento (1935/36), e l’incrocio per Montecorvino (1939)) .

Mentre la II guerra mondiale imperversava, a Bellizzi la vita invece scorreva, si costruiva la Chiesa e il Cinema.

L’insediamento alle casermette del 101° Reggimento di Fanteria, avvenne agli inizi del 1942.

Successivamente, divenne meta di lavoratori provenienti dalle zone limitrofe, soprattutto da Montecorvino Rovella. (foto aerea a testimonianza della vastità dell’insediamento; sei foto storiche ritraggono Bellizzi da via Roma lato Salerno (1953), via Cuomo (1954), palazzo Vassallo (1955), Bellizzi da Battipaglia (1958), incrocio di Bellizzi (1959/60).)

Il 1° febbraio 1953 si inaugurarono le “officine maccaferri”, alla presenza del ministro per la cassa per il mezzogiorno, on. Campilli.  (due foto storiche ritraggono Bellizzi verso Battipaglia (1960), incrocio di Bellizzi (1969)).

All’inizio del 1963 il territorio di Bellizzi venne a trovarsi al centro di un apparato cantieristico, in quanto si diede corso ai lavori per la realizzazione dell’autostrada SA-R.C.

Da quel momento c’è stato uno sviluppo smodato ed incontrastato dell’edilizia, che contribuì a modificare l’assetto del territorio, da rurale ad urbano, senza la predisposizione di nessuno strumento urbanistico.

Negli anni 80 il “Comitato Promotore per Bellizzi Comune Autonomo” intraprese l’iniziativa di avviare il processo di autonomia amministrativa per Bellizzi; nonostante le molte difficoltà, superate anche grazie alla solidarietà ed al consenso di tutte le forze politiche e sociali, si giunse ad un referendum, il 24 aprile 1988, attraverso il quale si diede il via all’operazione per realizzare “Bellizzi, Comune Autonomo”, costituito, poi, con Legge Regionale della Regione campania, n°1 del 2.1.1990.

In data 1.2.1990 nacque ufficialmente il Comune di Bellizzi.

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